Così i colori si smorzano, come nel Carnevale è finito o nelle
nature morte con oggetti, sotto l'effetto di una luce che
s'infeltrisce quasi a frangersi in zone d'ombre. Spesso una finestra
socchiusa su un paesaggio di cristallo, immagine e non più realtà,
segnato da questa sottile e invalicabile malinconia. Contro
l'artificio, il vano spettacolo, il ricordo di quest'altro mondo,
prossimo nell'anima eppure contemplato come cosa finita per
sempre. Non più, mai più e l'interrogativo sul fluire della vita in
questa dimensione disumana. Poi un fiore o una pianta, un
ritratto caro e familiare, tracce di una diversa realtà e questa non
rassegnata malinconia che sospinge l'immagine a levitazione di
sogno.
(Elio Mercuri, 1971)